Il professionista che si occupa di nutrizione o di dietologia non è più unicamente colui che ha il compito di far dimagrire il paziente, ma soprattutto colui che deve riequilibrare il più complesso e ampio comportamento della persona al fine di fargli recuperare un corretto rapporto con il cibo, sia in un’ottica di calo ponderale, sia in una di recupero di una sana e corretta nutrizione, base della prevenzione delle malattie e fondamenta di una buona salute individuale. Bisogna rendere il paziente partecipe delle sue scelte alimentari, facendolo diventare il protagonista della sua alimentazione e non , come spesso accade, facendolo rimanere soggetto passivo di schemi dietetici vissuti come impropri e costrittivi, innaturali e inadatti al proprio modo di essere e di vivere. L’approccio pertanto deve essere personalizzato, basato sui ritmi biologici di vita di ognuno, sulla propria costituzione, sul proprio profilo metabolico, sui propri ritmi di lavoro. Dieta pertanto fattibile, sentita come parte di Sé. E’ questa sensazione spesso che porta la persona a impegnarsi ad affrontare disagi piccoli o grandi affinché la dieta non venga vissuta più come imposta e univoca, ma come qualcosa di cui il paziente stesso finisca con l’appropriarsi e con l’identificarsi, non più come privazione alimentare, bensì come passaggio indispensabile per fruire poi di una vita migliore. Migliorare l’alimentazione comporta quindi un miglior modo di essere, di presentarsi agli altri, di vivere. Non ci si può limitare soltanto a dimagrire,per poi ritrovarsi punto e a capo, ma bisogna voler capire cosa c’è dietro al proprio sovrappeso, affrontandolo in modo costruttivo, con pazienza, con determinazione e con disponibilità al cambiamento. Cambiare! Nella vita e nella testa. Agire sul proprio modo di vedere le cose e sul proprio comportamento. Ecco il minimo comun denominatore : cambiare lo stile di vita per arrivare alla piena autogestione nutrizionale. La base fondamentale della salute fisica e psichica è un’alimentazione NON fondata sulle abitudini e sulle tradizioni, ma plasmata sulle conoscenze scientifiche dei complessi meccanismi biologici che regolano la vita cellulare e dai fattori che vi intervengono. La correzione di squilibri nutrizionali, di intolleranze alimentari, di un alterato rapporto tra cibo e psiche rappresenta un obiettivo della medicina preventiva; consente di portare un importante contributo al miglioramento di numerose turbe metaboliche e psicologiche. Il vecchio modello nutrizionale diceva: mangia troppo, ingrassa, fai la dieta, dimagrisci. Ma non è così semplice né così facile. Infatti, esiste un modello più complesso, il quale mostra che il desiderio di dimagrire conduce alla dieta, la quale porta a un desiderio incontrollabile per il cibo e ad una riduzione dell’autocontrollo fino a tornare a mangiare in eccesso, e quindi al recupero del peso perduto con un conseguente bisogno di ricominciare daccapo, il che comporta modificazioni metaboliche che rendono più difficile il dimagrimento e più facile l’ingrassamento (motivo per il quale una dieta fatta in precedenza che ha funzionato,se ripetuta dopo qualche tempo potrebbe non funzionare più). Tutto ciò ribadisce il concetto di necessità di sviluppare un progetto di trattamento più ampio, che prevede l’azione del professionista, un’opportuna integrazione di supporto e, laddove necessario, anche un approccio comportamentale finalizzato a modificare lo stile di vita, soprattutto alimentare, del paziente. In poche parole: nutrizione, integrazione, comportamento. Inoltre, al fine di mantenere corpo e mente “in forma”, oltre a una nutrizione corretta e ad uno stile di vita sano, risulta utile se non indispensabile anche praticare una regolare attività fisica (bastano 30 minuti di camminata veloce al giorno). Quest’ultima trova molteplici indicazioni e permette svariati benefici tra cui il miglioramento della funzionalità respiratoria, favorisce la vascolarizzazione del cuore contribuendo a prevenire gli infarti, stimola e supporta la circolazione, riequilibra il quadro lipidemico (grassi nel sangue), con riduzione dei trigliceridi, del colesterolo cattivo (Ldl) e aumento del colesterolo buono (Hdl). Funge anche da scarico dell’alterato rapporto tra emozioni e cibo: contiene lo stress, migliora il tono dell’umore e aumenta il senso di autostima, mitiga la cosidetta “fame nervosa” e favorisce da un lato il recupero e dall’altro il mantenimento di un corretto peso corporeo. Stare bene nella propria quotidianità (tempo libero, lavoro,famiglia) incrementa il rendimento psico-fisico di ciascun individuo con ricadute positive e benefiche a tutti i livelli. Quindi: prima di tutto CAMMINARE! La passeggiata agisce favorevolmente sul sistema nervoso grazie alla sua intrinseca influenza antistress, calmante ed equilibrante. Dalla passeggiata alla corsa (jogging) il passo è breve e utile. Il jogging infatti sollecita la totalità dei muscoli del corpo, rappresentando un eccellente stimolo funzionale per l’apparato cardiovascolare e per quello locomotore. Una alternativa può essere la bicicletta, anche se sollecita una massa muscolare minore, ma risulta più indicata in soggetti con forte sovrappeso o per persone con problematiche a carico dell’apparato locomotore. Infine, il nuoto è indiscutibilmente una delle discipline più consigliate e consigliabili. Tonifica, supporta la circolazione veno-linfatica, sollecita la muscolatura a vari livelli, risulta fondamentale per le funzioni di coordinamento motorio e di resistenza. Ma non basta un semplice bagnetto. Occorre che la nuotata sia intensa anziché temporalmente lunga ma di scarso impegno. Inoltre deve essere fatta almeno 3/4 volte alla settimana. Ricordarsi sempre che “è colui che riposa che arrugginisce!”. |
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