L'inappetenza

La mancanza di appetito è un sintomo molto comune, che riconosce basi fisiologiche, cause patologiche ed anche motivazioni psicologiche. In un bambino, l’appetito aumenta o diminuisce a seconda delle richieste energetiche e del periodo di crescita. Perciò se l’inappetenza occasionale non è accompagnata da altri disturbi e l’accrescimento rientra nella norma, proporzionalmente all’età ed allo standard individuale del bambino, il problema non deve destare particolare preoccupazione. Nei bambini è infatti ancora forte l’istinto di autoregolazione dell’appetito. Influenza, mal di gola, otite, malattie esantematiche, infezioni delle vie urinarie, intolleranze alimentari, malassorbimenti sono alcune delle condizioni patologiche capaci di generare inappetenza. Ma vero è anche che sovente gli stati emotivi possono interferire con il senso della fame, riducendolo: tensioni famigliari, aspettative insoddisfatte dei genitori, difficoltà nelle relazioni sociali, stati depressivi più o meno mascherati od un disturbo dell’affettività, possono comportare ed aggravare il rifiuto del cibo (il quale resta sempre un macroscopico strumento di “rivolta”, una forma di comunicazione e di denuncia). L’inappetenza può anche costituire l’avvisaglia iniziale di uno sconfinamento nell’anoressia.


Il senso del gusto, come quello dell’olfatto, è vulnerabile all’azione di svariati fattori. Tra questi i virus influenzali, che possono modificare la percezione gustativa (oltre che olfattiva) di alcuni cibi e causare inappetenza. Anche i farmaci possono alterare il senso del gusto, in genere reversibilmente. Per esempio: i chemioterapici , che vanno a colpire non soltanto le cellule tumorali ma anche tutti quegli elementi cellulari soggetti ad un elevato “ricambio” , come l’epitelio della bocca (includendo le papille gustative) e dell’apparato gastrointestinale.
L’inappetenza può essere una fase transitoria della vita, ma anche l’espressione di una malattia organica o di un disagio psichico. La valutazione del medico è sempre necessaria, per il rischio di trascurare un segnale importante di potenziale malattia. Il trattamento dipende dall’eventuale patologia di base, o dalla diagnosi di disagio psicologico; anche l’entità dell’eventuale calo di peso condiziona l’atteggiamento medico di fronte ad una inappetenza prolungata. Nell’adulto l’inappetenza grave può essere legata a forme tumorali oppure a disturbi gastrointestinali od ancora a stati depressivi od a una demenza in fase precoce.

Secondo la MTC (medicina tradizionale cinese) questo disturbo ha due componenti fondamentali, la prima psichica che tende a bloccare lo stimolo della fame e il secondo organico, comunque legato alla condizione mentale, che rende difficoltoso il transito del cibo rendendone istintivo il rifiuto. Bisogna inoltre sapere se il disturbo in questione è legato ad esempio ad una intossicazione farmacologica che può insorgere a seguito di una somministrazione anestetica pre-chirurgica, in questo caso bisogna sempre disintossicare l’organismo dai residui farmacologici prima di agire direttamente sulla inappetenza.

Gli alimenti consigliati sono quelli che aumentano l’apporto di vitamine del gruppo B , come legumi, farina di segale, fegato, germe di grano, lievito di birra, carne suina, cereali integrali e prodotti a base di farine integrali macinate a pietra (grano, orzo, riso, avena, miglio) e formaggi (in particolare il caciocavallo, gorgonzola e pecorino romano), mandorle, salmone, semi di girasole, soia e derivati, kefir, yogurth, ortaggi a foglia verde, noci, pollame, pesce spada, tonno, aragosta, uova, avocado, banane, carote, arance, pomodori, asparagi, spinaci, etc…
Dare la preferenza agli alimenti ad elevato apporto di acidi grassi omega-6 ed omega-3, come gli oli di semi spremuti a freddo (soprattutto noci e lino) ed il pesce, in particolare salmone selvaggio, aringhe, merluzzo, sardine, acciughe, sgombro.

Vanno evitati i prodotti a base di farine raffinate, le bevande alcoliche, le carni da allevamento industriale, i prodotti contenenti acidi grassi trans, il caffè ed il the nero.
Per stimolare l’appetito può essere preparata una tisana di Ippocastano per 2 volte al giorno, 30 minuti prima dei pasti principali. Molto utile anche l’estratto fluido di Achillea che può essere usato come rimineralizzante oppure succo puro di mango o papaia od una spremuta di agrumi (arancia, pompelmo, limone) tre volte al giorno, sempre 30 minuti prima dei pasti.
Per il suo contenuto di amminoacidi (come tiroxina, alanina, valina, triptofano, etc) , sali minerali, vitamine, isoflavoni, enzimi digestivi, clorofilla , lipidi e glucidi è molto utile l’estratto fluido di Medicago sativa (Alfalfa) in gocce da assumere per via sublinguale.
Infine per stimolare l’appetito è molto utile la Genziana maggiore in estratto fluido da assumere con succo di mirtillo o spremuta di pompelmo. Controindicata in pazienti con gastrite od ulcera peptica.

Dr. Angelo Carli - Fitoterapeuta ed Omeopata.

 

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