Alopecia: cause e trattamenti

L’alopecia è definita come perdita di peli o capelli. La perdita di capelli è spesso causa di grandi timori per il paziente per motivi estetici e psicologici, ma può anche essere un importante segno di patologia sistemica.

Lo sviluppo di peli e capelli avviene ciclicamente, con la successione di una lunga fase di crescita (anagen) , di involuzione (catagen) e di una breve fase di riposo (telogen). Al termine della fase di riposo, il pelo cade (exogen) e un nuovo pelo comincia a crescere nel follicolo, iniziando nuovamente il ciclo.
La perdita fisiologica giornaliera dei capelli è valutata in circa 100 elementi. Quando un numero significativamente superiore a 100 capelli/giorno entra in fase di riposo, può verificarsi la perdita patologica dei capelli (telogen effluvium). Un’anormale perdita di capelli nell’anagen (fase di crescita) è un anagen effluvium.

L’alopecia può essere focale o diffusa o classificata in base alla presenza od all’assenza di cicatrici.
L’alopecia non cicatriziale deriva da processi che riducono o rallentano la crescita dei peli senza danneggiare irreparabilmente il follicolo pilifero. Anche le patologie che colpiscono principalmente il fusto del pelo sono considerate alopecie non cicatriziali.
L’alopecia cicatriziale è il risultato della distruzione attiva del follicolo pilifero. Il follicolo è irreparabilmente danneggiato e sostituito da tessuto fibroso. Molte patologie del pelo mostrano un andamento bifasico in cui compare un’alopecia non cicatriziale precocemente nel corso della malattia, seguita da una permanente perdita di capelli con il progredire della malattia. L’alopecia cicatriziale può essere suddivisa ulteriormente in forme primitive, dove il bersaglio dell’infiammazione è il follicolo stesso, ed in forme secondarie, dove il follicolo è distrutto come conseguenza di un’infiammazione aspecifica.

Le alopecie sono correlate ad un ampio gruppo di malattie con eziologie multiple e varie:
ALOPECIA DIFFUSA NON CICATRIZIALE:
- Anagen effluvium : causato da agenti chemioterapici , da avvelenamento (acido borico, mercurio, tallio) o da irradiazione
- Alopecia androgenetica : ampia la famigliarità, problematiche a livello degli androgeni
- Patologie congenite: atrichia congenita con papule o displasia ectodermica
- Anomalie primitive del fusto del capello (tricodistrofie): facile rottura dei capelli (tricorressi nodosa), patologie genetiche, sindrome dei capelli facilmente estraibili (loose anagen hair syndrome)
- Uso eccessivo dell’asciugacapelli (bubble hair)
- Talogen effluvium: causato da farmaci (chemioterapici, antimitotici, anticoagulanti, retinoidi, contraccettivi orali, ACE inibitori, beta-bloccanti, litio, farmaci antitiroidei, anticonvulsivanti, metalli pesanti, eccesso di vitamina A), problemi endocrini (iper ed ipotiroidismo, menopausa, postpartum), carenze nutrizionali, stress fisiologico (chirurgia, malattia sistemica grave, malattia post-febbrile), stress psicologico.
ALOPECIA FOCALE NON CICATRIZIALE:
- Alopecia areata: patologia autoimmune mediata da cellule T. La perdita di peli è, il più delle volte, focale, ma può essere anche diffusa (alopecia totale od universale)
- Perdita di capelli dovuta al tirare, torcere o tormentare compulsivamente i capelli (tricotillomania)
- Alopecia lipedematosa
- Alopecia post-operatoria
- Sifilide secondaria
- Alopecia temporale triangolare
- Tinea capitis
- Alopecia da trazione (trecce, bigodini, code di cavallo: si verifica principalmente a livello delle attaccature dei capelli frontale e temporale)
ALOPECIA FOCALE CICATRIZIALE:
- Acne cheliodea nucale : follicolite sul cuoio capelluto occipitale che porta ad alopecia cicatriziale, frequente nei maschi di colore.
- Alopecia cicatrizzante centrifuga centrale: cicatrizzazione a corona che si espande con il tempo, frequente nelle donne di colore.
- Lupus cutaneo sistemico: lesioni di lupus discoide nello scalpo
- Cellulite dissecante del cuoio capelluto: noduli infiammatori molli che confluiscono con formazione di tramiti fistolosi , frequente nei maschi di colore.
- Lichen planopilaris : lichen planus del cuoio capelluto
- Alopecie cicatriziali secondarie da: ustioni, radioterapia, sarcoidosi, cancro cutaneo, traumi, kerion sovrainfetto (grave forma di sifilide primaria o di tinea capitis)

La causa più comune è costituita dall’alopecia androgenetica con distribuzione maschile o femminile.
Va sempre , quindi, prestata attenzione all’anamnesi che deve rilevare l’esordio e la durata dell’alopecia, se la caduta dei capelli è aumentata e se la perdita di capelli è generalizzata o localizzata. Si devono sempre rilevare possibili sintomi associati quali prurito, bruciore, intorpidimento e desquamazione.
Si devono ricercare i sintomi di una possibile causa, come l’astenia e l’intolleranza al freddo (ipotiroidismo) e, nella donna, irsutismo, abbassamento della voce ed aumento del desiderio sessuale (sindrome virilizzante). Vanno inoltre ricercati altri aspetti come importante perdita di peso, pratiche dietetiche specie se non sotto controllo medico (incluso il vegetarianismo) e comportamento ossessivo-compulsivo.
Bisogna sempre passare in rassegna l’uso attuale e recente di farmaci alla ricerca di sostanze nocive.

Si deve sempre eseguire un esame completo della cute per valutare perdita di peli in altre sedi del corpo (sopracciglia, ciglia, braccia, gambe), eruzioni che possono essere associate ad alcuni tipi di alopecia (lichen planus, atopia, psoriasi, lesioni di lupus discoide, idrosadenite e segni di sifilide secondaria o di altre infezioni batteriche o micotiche) e segni di virilizzazione nella donna (irsutismo, acne, virilizzazione della voce, clitoridomegalia) spesso concomitanti a sindrome dell’ovaio policistico od a patologia o tumore surrenale. Da non sottovalutare in giovani sportivi l’utilizzo clandestino di steroidi anabolizzanti.

La perdita di capelli che inizia dalle tempie o dal vertice e che si estende con un diradamento diffuso o con una perdita di capelli quasi completa è tipica dell’alopecia di tipo maschile.
Il diradamento dei capelli nelle regioni frontale, parietale e coronale è tipico dell’alopecia femminile.
Una distribuzione asimmetrica, bizzarra, irregolare della perdita dei capelli deve sempre far pensare ad una tricotillomania.
Chiazze di caduta circolari, discrete, capelli corti, spezzati, a punto esclamativo alla periferia delle chiazze sono reperti tipici dell’alopecia areata.
Piccole chiazze parzialmente denudate sono invece reperti di una possibile sifilide secondaria.
La coesistenza di prurito, eritema, desquamazione o pustole indirizza verso un lupus cutaneo cronico od una tinea capitis, specialmente se è presente anche adenopatia. Le pustole indicano sempre un processo dermatologico od infettivo cicatriziale.

Sempre consigliabile il consulto con il medico per iniziare l’eventuale processo diagnostico che terrà conto anche dell’esame microscopico del capello e di una biopsia del cuoio capelluto se l’alopecia è persistente e la diagnosi dubbia.
La medicina propone varie terapie sulla base di una diagnosi certa. Dal minoxidil alla finasteride, dai modulatori ormonali all’antralina topica sono tutti farmaci che abbisognano di supervisione medica. In alcuni casi trova utilità l’associazione di farmaci con esposizione ai PUVA (ultravioletti A).

Le opzioni chirurgiche comprendono il trapianto di follicoli e lembi di cuoio capelluto per ridurre l’alopecia. Poche sono però le procedure sottoposte a seria valutazione scientifica per cui è abbastanza facile incorrere in mastodontiche fregature: rivolgersi sempre ad un medico chirurgo specialista in dermatologia e tricologia. Altre figure professionali non mediche non sono da tenere in considerazione, così come le varie lozioni miracolose pubblicizzate in ogni dove che sono solo un ottimo pretesto per alleggerirvi il portafoglio.

Oltre ai fattori ormonali va sempre indagata anche la componente iperemotivo-ansiosa.
L’alimentazione svolge un ruolo di primaria importanza sia in prevenzione che in terapia. Sono da privilegiare la carne di manzo e di pollo e di molluschi, per il loro contenuto in taurina, un aminoacido che svolge un ruolo protettivo sul bulbo pilifero avendo una importante funzione regolatrice nel mantenimento dell’omeostasi, del volume cellulare e dell’idratazione dei capelli.
Integrare la dieta abituale con alimenti ad elevato contenuto di polifenoli o catechine (preziosissimi antiossidanti, fondamentali per la difesa dell’organismo dallo stress ossidativo e dai danni causati dai radicali liberi): frutta e verdura possibilmente biologiche e fresche, the verde, caffè arabica al 100%, vino rosso di qualità e da coltivazioni possibilmente biologiche, olio extravergine di oliva spremuto a freddo.
Nelle donne durante l’allattamento, dopo un aborto, un’interruzione di ciclo di terapia con contraccettivi orali od in menopausa è necessario consumare cibi ricchi di zinco come carne, tuorlo d’uova, pesce, molluschi, noci, cereali integrali, legumi, semi di sesamo e di girasole, sciroppo d’acero, germe di grano, lievito di birra e lecitina di soia.
Assolutamente da eliminare per almeno 6 mesi salumi, insaccati, carne conservata, crusca, zucchero, farine raffinate, alimenti addizionati, dadi da brodo, bibite zuccherate od edulcorate , liquori, miscele di caffè contenenti la varietà Robusta ed il the nero.

Da integrare sempre la Vitamina C, il coenzima Q10 , il pantotenato di calcio, la biotina e l’olio di pesce con almeno il 60 % di EPA e DHA nel rapporto 40 a 20. Utile assumere zolfo come oligoelemento.
La tradizione vuole che il decotto di radici di ortica abbia una certa utilità nell’arrestare la caduta dei capelli. E raccomanda anche il succo delle foglie di ortica come fonte di minerali, oligoelementi e vitamine utili nel soggetto indebolito con caduta di capelli. La scienza ha poi confermato che il decotto di radici è in grado di inibire la 5-alfa-reduttasi, ma sono in corso ancora studi per approfondirne le potenzialità. Di fatto l’Ortica è la pianta più utilizzata in tricologia.
Utilizzati anche la cipolla e l’aglio per frizioni sul cuoio capelluto, ma i dati scientifici sono ancora insufficienti per confermarne l’efficacia.
Con la fitoterapia è possibile intervenire nelle forme ancora intermedie di alopecia, con estratti di piante selezionate che oltre all’Ortica garantiscano l’inibizione ormonale a livello del cuoio capelluto.
Le piante responsabili di questa attività sono in particolare la Serenoa Repens ed il The verde (Camelia sinensis) e sono utilizzate sotto forma di estratti in fiale per frizioni sul cuoio capelluto.
La Serenoa repens non presenta gli effetti collateraii tipici della finasteride, e può essere utilizzata sia per uso interno in estratto lipoideo che esterno.
Utile anche la Gingko biloba, una pianta i cui estratti possono avere un impiego razionale anche nei soggetti con alopecia in quanto migliora l’irrorazione sanguigna del bulbo pilifero. La posologia deve essere però attentamente stabilita dal medico curante, essendo una pianta dalle grandi potenzialità terapeutiche ma anche con notevoli effetti collaterali ed interazioni farmacologiche. Assolutamente sconsigliata l’auto prescrizione.
Una buona miscela di erbe per infuso è costituita da Rosmarinus officinalis sommità fiorite associato a Thymus vulgaris sommità fiorite in parti uguali: frizioni bisettimanali con infuso al 10 %.

Dr. Angelo Carli - Fitoterapeuta ed Omeopata.

 

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